The roads of the indigenous grains in the mediterranean – InGraMed

I cereali sono compartecipi della storia dell’uomo e lo hanno accompagnato nella sua evoluzione; sono stati la base della sua alimentazione, lo sono ancora oggi e lo saranno probabilmente anche in futuro. Per tali ragioni in epoca moderna sono stati oggetto di studi e ricerche scientifiche (chimiche, biochimiche, tecnologiche e nutrizionali), consentendo all’uomo di acquisire conoscenze utili a risolvere diversi problemi relativi alla loro coltivazione, trasformazione e consumo.

In particolare, guardando alla biodiversità mediterranea, una parte integrante del suo patrimonio genetico è costituita dai grani autoctoni, frutto della selezione operata dai contadini in oltre novemila anni di storia dell’agricoltura delle diverse civiltà del Mediterraneo. Quale elemento, dunque, essenziale di questa storia millenaria, le diverse varietà di grani autoctoni possono aiutare l’uomo contemporaneo ad affrontare gli scenari futuri innescati dal cambiamento climatico, affinché questi possa disporre di coltivazioni più adattabili, aumentando la qualità, la resa e la produttività dei campi, nel rispetto del suolo e assicurare un impatto sostenibile sull’ecosistema dei Paesi che si affacciano sulle due sponde del Mediterraneo, non solo in senso ambientale, ma anche sociale ed economico.

Inoltre, gli studi scientifici compiuti fino ad oggi hanno evidenziato che, dal punto di vista nutrizionale, i cereali assumono un ruolo importante nell’ambito di un regime alimentare ‘equilibrato’ e strutturato per una adeguata difesa della salute. I cereali offrono un contributo per un regime alimentare ‘salubre’ in ragione della loro composizione complessiva e in particolare in relazione all’azione protettiva svolta dai singoli loro componenti. In particolare per il grano, è noto a livello scientifico che le sue proteine, anche se sono condizionate da fattori genetici, mostrano tuttavia una notevole variabilità dovuta anche a fattori ambientali (condizioni pedoclimatiche, ambiente di coltivazione, annata, tecniche agronomiche, fertilizzazione, ecc.). A questo proposito, molte analisi effettuate in Italia nell’ambito di monitoraggi sulla qualità delle proteine del frumento duro, hanno rivelato variabili in termini di contenuti proteici in base a campioni diversi provenienti da ambienti differenti di coltivazione.

Un altro elemento interessante di studio e approfondimento nel campo della qualità e delle proprietà dei cereali, riguarda il selenio e il ruolo che questo elemento gioca nella nutrizione. La presenza di questo antiossidante può infatti contribuire a contrastare diverse infezioni virali, può favorire il funzionamento della tiroide e ridurre il rischio di tumori; mentre la sua scarsa presenza può portare a rischi cardiovascolari, artriti reumatoidi, pancreatiti, asma e riduzione della risposta immunitaria (Rayman 2002a). Al contrario di altri elementi presenti nei cereali, il selenio è poco influenzato da fattori genetici, mentre risulta che la sua concentrazione dipenda dai suoi livelli nel suolo in cui la pianta è stata ‘allevata’ (Cubadda F. 2012, Combs 2001, Lyons et al 2005).

Unitamente allo studio, al recupero e alla valorizzazione delle diverse varietà di grani autoctoni, è egualmente rilevante la promozione delle tradizioni materiali e immateriali dei territori del Mediterraneo, delle loro radici comuni, delle loro reciproche identità euro-mediterranee, ma anche delle loro ‘unicità’, espressione di know-how millenario e altresì fattore di competitività nell’attuale scenario globalizzato che, governato dal sistema delle commodities e delle multinazionali, lascia purtroppo poco spazio e opportunità d’impresa alle pratiche e culture agronomiche dei piccoli coltivatori, rischiando di disperdere i patrimoni di esperienze e l’eredita di biodiversità degli ecosistemi locali. Queste realtà sono importanti da valorizzare anche in termini di comunicazione e informazione, poiché i progetti agroalimentari sostenibili, etici e attenti alle nuove pratiche di economia circolare, contribuiscono a creare una catena virtuosa del valore agroalimentare a livello locale e mediterraneo, permettendo di soddisfare la sempre crescente domanda di consumatori attenti e informati, offrendo prodotti che soddisfino i loro fabbisogni in termini di salubrità, convenienza, facilità di preparazione, accettabilità del gusto; selezionando ingredienti che valorizzano la biodiversità locale anche come elemento delle identità culturali.

File del progetto in italiano, inglese e francese:

Link al progetto: https://primaobservatory.unisi.it/it/projects/roads-of-the-indigenous-grains-in-the-mediterranean

Abstraite.

Le blé est la céréale la plus répandue dans le monde en raison de son rendement de production élevé et des nombreuses possibilités d’utilisation de ses dérivés (farine, semoule, etc.). Les blés indigènes appartenant au genre Triticum peuvent être indiqués comme le véritable protagoniste de la diète méditerranéenne, patrimoine culturel immatériel de l’humanité de l’UNESCO depuis 2010. Le blé peut en effet fournir au moins la moitié des calories quotidiennes à consommer afin de couvrir notre énergie. Besoins. Le blé en tant que marchandise, hier et aujourd’hui, est au centre de décisions géopolitiques mondiales importantes, qui affectent les principaux consommateurs du monde et, en particulier, de la région méditerranéenne. Le blé est fortement influencé par le changement climatique: le scénario le plus négatif pour l’avenir prévoit une baisse de 25% de la production mondiale entre 2030 et 2049 et, dans le même temps, la FAO et l’OCDE prévoient que la production de blé devra augmenter de 60% en afin de nourrir le monde. Les stratégies politiques et la diplomatie méditerranéenne gravitent autour du blé et celui qui le contrôle a un rôle stratégique.

La demande de blé est en constante augmentation: 3 milliards de personnes dans le monde en consomment, tandis que peu de pays produisent les principales variétés à usage alimentaire. L’Athènes antique, berceau de la démocratie, a libéralisé tous les métiers sauf celui du blé. La Rome impériale a conçu l’Annona et du Moyen Âge à la Révolution française, l’accès et la disponibilité du blé ont fortement influencé l’histoire des peuples. Il est important de protéger les espèces et variétés indigènes pour le maintien de la biodiversité et pour une agriculture durable, mais il est également important d’améliorer leur qualité, de lutter contre la fraude et de renforcer les politiques d’étiquetage, y compris l’indication géographique d’origine. L’objectif principal du projet “Les routes des céréales indigènes en Méditerranée – InGraMed” est de promouvoir les céréales céréalières indigènes des rives Nord et Sud de la Méditerranée, en mettant en œuvre des solutions innovantes et des outils technologiques pour obtenir la traçabilité des produits dans diverses zones géographiques. et contextes socio-économiques de la Méditerranée: en même temps garantir leur qualité technologique et nutritionnelle; confirmer l’authenticité des produits; prévenir la fraude; susciter une nouvelle confiance dans les consommateurs et donc les inciter à consommer des produits issus d’économies de quartier maîtrisées. InGraMed a également pour objectif de développer des compétences technologiques et de mise en réseau entre les différents protagonistes de la chaîne (culture, production et transformation) des grains indigènes des deux rives de la Méditerranée, en soutenant les méthodes analytiques de suivi et de protection de la qualité à travers des plateformes de traçabilité en utilisant également la technologie blockchain. Le projet vise à contribuer à la création d’un système méditerranéen d’authenticité et de traçabilité à travers une vision commune des méthodes analytiques et l’étude des données concernant les qualités technologiques et nutritionnelles des grains natifs de notre bassin géographique commun. Nous entendons donc promouvoir les céréales locales par le biais de systèmes d’échange d’informations entre les différents pays des deux rives de la Méditerranée, facilitant à la fois la communication avec les producteurs d’aliments transformés et avec les consommateurs finaux.