Uguaglianza di genere nel Mediterraneo

Premessa

La situazione tunisina, per quanto attiene globalmente alla questione dei diritti delle donne e della loro effettiva partecipazione alla vita pubblica ed economica del Paese, è un esempio virtuoso rispetto alle altre realtà della regione MENA. Il Codice dello statuto personale tunisino enuncia il principio di uguaglianza uomo-donna sul piano socioeconomico, culturale e politico. Diverse riforme hanno ulteriormente fatto progredire i diritti delle donne nel corso degli anni. Nel novembre 2018, ad esempio, il Consiglio dei ministri ha adottato un disegno di legge d’iniziativa presidenziale che, se verrà confermato dal voto parlamentare, rappresenterà una significativa evoluzione nel mondo arabo. Si tratta di un testo che introdurrebbe la parità in materia ereditaria, modificando la vecchia norma del Codice dello statuto personale che si ispira alla shari’a, secondo la quale le donne possono ereditare dai parenti più stretti e, a certe condizioni, da altri membri della famiglia, ma in misura inferiore rispetto agli uomini. Le figlie, ad esempio, ereditano solo la metà di quello a cui hanno diritto i figli maschi, e una vedova senza figli può anche non ereditare nulla.

Tuttavia, nonostante il quadro complessivo sia migliore che in altri Paesi e nonostante i passi avanti degli ultimi anni, in vari settori persistono a carico delle donne dati di penalizzazione. Questi possono essere corretti attraverso politiche e interventi mirati, che tengano conto anche delle differenze socioeconomiche e culturali esistenti nelle diverse regioni.

Per quanto riguarda l’accesso delle donne al mercato del lavoro, sebbene il tasso di alfabetizzazione delle donne sia più elevato di quello degli uomini, e benché molte donne ottengano un diploma universitario, l’occupazione femminile resta limitata rispetto a quella maschile. Nel corso degli ultimi anni le filiere professionali possibili si sono moltiplicate, ma alcune di esse sono ancora considerate tipicamente maschili (ingegneria, diritto, fisica) e altre femminili (insegnamento, sanità, servizi sociali) in base a stereotipi professionali tutt’oggi radicati.

Secondo l’ultimo rapporto dell’Institut National de la Statistique tunisino sulle questioni di genere, nel 2015 le donne costituivano il 50,2% della popolazione in età lavorativa, ma solo il 28,2% di esse era effettivamente presente sul mercato del lavoro e solo il 24,6% era occupato. Disaggregando il dato relativo all’occupazione femminile, si nota come a livello nazionale il tasso di disoccupazione femminile fosse pari al 22,5%, mentre superava il 35% nei governatorati di Gabès, Kasserine, Jendouba, Kébili, Gafsa e Tataouine. Questo si spiega non solo alla luce dell’ambiente locale più tradizionale, che vuole la donna relegata a un ruolo meramente famigliare, ma anche per una più scarsa mobilità delle donne in cerca d’impiego in tali regioni.

Altra macro-disparità tra i sessi riguarda le differenze salariali. Nel settore cosiddetto “non strutturato”, relativo cioè alle imprese private con meno di 6 dipendenti e pertanto non tenute a obblighi di contabilità, le donne sono spesso sottopagate rispetto al salario minimo vigente in Tunisia e lo scarto salariale tra uomini e donne è stimato al 35,5%, mentre scende al 24,5% nel settore privato “strutturato”.

Per quanto riguarda l’iniziativa imprenditoriale delle donne, questa in Tunisia si scontra con alcuni ostacoli quali le barriere culturali, la difficoltà di accedere al credito bancario per mancanza di garanzie adeguate e lo scarso numero di donne disposte a, o in condizione di, intraprendere il percorso necessario al lancio di un’azienda, anche a causa di inadeguati servizi sociali atti a permettere alle donne di essere madri e dirigenti d’azienda allo stesso tempo.

Il progetto

L’obiettivo generale del progetto è sostenere la partecipazione attiva della società civile tunisina al processo di transizione democratica e allo sviluppo inclusivo. L’obiettivo specifico è il supporto alla società civile tunisina nello stabilire un dialogo con le istituzioni nazionali per promuovere riforme, politiche e iniziative volte a rafforzare la parità di genere e il ruolo della donna nell’economia e nella società.

Il risultato atteso è: 1) la formulazione da parte della società civile di proposte politiche, anche di carattere legislativo, allo scopo di garantire la parità tra uomini e donne in tutti i campi, con particolare riferimento all’adeguamento delle leggi alla nuova Costituzione e in materia di partecipazione delle donne alla vita economica del Paese; 2) presentare i risultati del progetto come “guida” o esempio positivo per altri Paesi del Mediterraneo.

Azioni e output in relazione al risultato atteso:

A 1.1 – Analisi del quadro normativo tunisino e sua conformità rispetto alla Costituzione e agli standard internazionali in materi.

Output: Redazione e disseminazione di un documento di lavoro che identifichi le possibili aree d’intervento politico-legislativo.

A 1.2 – Organizzazione di un incontro per identificare le proposte politiche e legislative congiunte sulla base della situazione emergente dall’analisi di cui al punto

Output: Formulazione e disseminazione di raccomandazioni congiunte delle Organizzazioni della Società Civile (OSC) sulle proposte politiche ed eventuali misure legislative prioritarie.

A 1.3 – Conferenza ministeriale con la partecipazione degli organismi governativi competenti, delle OSC coinvolte, di esperti internazionali, di donors e di agenzie internazionali per la messa a punto di una strategia condivisa per superare gli stereotipi esistenti e promuovere/facilitare l’accesso delle donne al mercato del lavoro.

Output: Dichiarazione finale della conferenza.