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LA CRISI DEL GRANO DALL’UCRAINA

Il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (Ifad) ha pubblicamente espresso la sua preoccupazione rispetto ai rischi legati all’inflazione alimentare globale che l’aggressione prolungata della Russia all’Ucraina potrebbe provocare. Con gradi di gravità e coinvolgimento differenti, la guerra minaccia la fornitura di grano in Europa, Africa e Asia, che si affidano al commercio di grano e di cereali provenienti dalle terre agricole della regione del Mar Nero. Al momento, le forniture globali di grano sono in pericolo, mentre i prezzi sono già aumentati del 55 per cento, a cui si aggiungono le importanti problematiche logistiche del trasporto intermodale. Secondo Arnaud Petit, l’autorevole direttore dell’International Grains Council, se la guerra dovesse protrarsi a lungo, i Paesi che dipendono dalle esportazioni di grano dall’Ucraina potrebbero trovarsi di fronte a sostanziali carenze a partire dal prossimo mese di luglio.

Un conflitto prolungato avrebbe un impatto devastante in Egitto, il più grande importatore di grano del mondo. Con circa un terzo delle persone che vivono in povertà, sono milioni gli egiziani che si affidano al pane sovvenzionato dalle istituzioni governative, (una sorta di “pane pubblico” lavorato con il grano ucraino) per sopravvivere. La crisi ucraina riporta l’attenzione degli analisti economici e degli esperti del food sull’importanza della valorizzazione dell’economia della dieta mediterranea, incentivando il consumo dei cereali autoctoni mediterranei e delle eccellenze ittiche locali. Una proposta che potrebbe innescare meccanismi di valorizzazione per le giovani professioni in Italia, come chiede da tempo Gi.&Me Association, guidata dall’ingegnere Franz Martinelli, e che trova in Italia ulteriore slancio dalle recenti proposte di Ismea che ha messo all’asta quasi 20mila ettari di terreno per i giovani agricoltori, finalizzati all’acquisto di uno o più terreni dalla Banca nazionale delle terre agricole.

Una nuova opportunità imprenditoriale che potrebbe rilanciare, nel corso del tempo, la produzione nazionale e di qualità del grano mediterraneo. Come ribadito più volte dal Future Food Institute, lavorare sulle opportunità della dieta mediterranea vuol dire intraprendere proposte di innovazione e sostenibilità per le future dinamiche del food che guardano al bacino culturale agricolo del nostro passato. Gi.&Me Association sta collaborando ai progetti coordinati da Enco Srl, società di consulenza nel settore dell’innovazione, che annovera oltre venti progetti finanziati a valere sui fondi Horizon 2020, legati all’innovazione e alla sostenibilità dei programmi alimentari.

Tra questi, meritano particolare attenzione il progetto “Shealthy”, con le tecnologie non termiche per preservare la qualità nutrizionale e prolungare la durata di conservazione dei prodotti ortofrutticoli minimamente lavorati, il progetto “Surefish” sulle tecnologie blockchain per la tracciabilità del pescato nel Mediterraneo e il progetto Switchtohealthy, il cui obiettivo generale è di modificare il comportamento alimentare dei consumatori, promuovendo al meglio il ruolo della famiglia, per l’adesione alla dieta mediterranea di tutti i suoi membri, (adulti, adolescenti e bambini) in tutta la regione del Mediterraneo e in altre parti del mondo.

Articolo pubblicato dal quotidiano “L’Opinione“.

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Sulle nostre iniziative …

A latere delle attività proprie del Rotary Club Roma Cassia, l’Associazione “I Rotariani per i Giovani del Mediterraneo”, meglio nota come “Gi.&Me.Association” – il cui sito internet è “www.assgimed.com”- , sta portando avanti numerosi progetti formativi, uno dei quali è denominato SUREFISH, che è a tutti gli effetti operativo e che ci vede impegnati
assieme a Slow Food Tebourba Association (Tunisia) in partnership con operatori Italiani, Spagnoli, Tunisini, Egiziani e Libanesi. Il progetto, che ha per obiettivo la valorizzazione del patrimonio ittico del Mediterraneo attraverso la tracciabilità del pescato e che potrà vedere anche la partecipazione di altri soci del Club con le competenze del caso, nel momento in cui se ne ravviserà l’opportunità di poterlo fare.

L’Associazione fu costituita il 2 aprile 2014 da 24 soci tra rotariani e
rotaractiani
del Club Rotary Roma Cassia, con lo scopo di tutelare e valorizzare le attività, di carattere formativo, culturale e sociale poste in essere dai soci dei Club aderenti al Rotary International, finalizzate ad aiutare i giovani dei Paesi del Mediterraneo a lavorare assieme, indirizzandoli verso un cammino di pace e di produttività e supportandoli a sviluppare al meglio le loro capacità individuali.

Inoltre, in occasione della relazione programmatica di Franz Martinelli, presidente del Rotary Club Roma Cassia e di Gi.&Me Association, Domenico Letizia, responsabile della comunicazione dell’Associazione di giovani rotariani, è stato “spillettato”, dal presidente Martinelli, come nuovo socio del Rotary Club Roma Cassia.

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Intervento di Franz Martinelli all’evento dedicato alla “Dieta del Benessere”

Il 12 agosto si è svolto l’evento dedicato alla “Dieta del Benessere” con la presentazione del libro dedicato alla Dieta Mediterranea di Andrea Ricci e Roberta Niglio. Oltre agli autori è intervenuto Stefano Pisani, Sindaco del Comune di Pollica. Durante i lavori è intervenuto anche Franz Martinelli, presidente di Gi.&Me. Association – Associazione Rotariani per i Giovani del Mediterraneo che ha avuto uno scambio di idee con il Sindaco di Pollica, ribadendo l’importanza di avviare, lungo il territorio italiano, degli hub economici e culturali per valorizzare il food di qualità, promuovere i valori della Dieta Mediterranea, sviluppare nuove sinergie e valorizzare la portata culturale e di socializzazione che caratterizza il contesto mediterraneo, come si sta facendo con il Future Food Institute.

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La pesca in Tunisia e le aspettative del consumatore locale

Numero di febbraio 2021 del mensile “Il Previdente”. Approfondimento a cura di Domenico Letizia.

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Cresce la collaborazione tra Italia e Tunisia

Il presidente di Gi.&Me. Association, Franz Martinelli, ha incontrato il Console di Tunisia a Napoli Beya Ben Abdelbaki Fraoua per approfondire le opportunità di collaborazione, ricerca, innovazione e tutela del pescato attraverso il progetto Surefish. L’obiettivo è quello di valorizzare il patrimonio ittico del Mediterraneo, attraverso il monitoraggio e l’analisi della tracciabilità, della sostenibilità e dell’autenticità del pescato del nostro mare comune. Un network che si avvale dell’utilizzo di tecnologie e competenze su ICT, blockchain, etichettatura e imballaggi intelligenti, utilizzando metodi analitici e sensoriali innovativi per la tracciabilità e la valutazione della pesca. Allo stesso tempo, il progetto intende sviluppare strategie di comunicazione e informazione per promuovere la fiducia dei consumatori, con marchi di certificazione e APP dedicate, per tutelare le specie in pericolo nel Mediterraneo e per condividere i dati delle ricerche con tutti i protagonisti del network.

Gi.&Me. Association ha sviluppato molta ricerca intorno al progetto Surefih, elaborando numerosi approfondimenti curati da Domenico Letizia, giornalista e responsabile della comunicazione di Gi.&Me.

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Unite dalla via del grano. Italia e Tunisia più vicine

Il grano, ieri come oggi, è al centro di importanti decisioni geopolitiche mondiali, che interessano i maggiori consumatori al mondo, ossia l’area mediterranea. L’ agricoltura e l’alimentazione sono sempre più un settore strategico per lo sviluppo nazionale dei paesi del Mediterraneo. Il tasso di crescita demografica nella sponda sud del Mediterraneo impone diverse necessità: food, energia e abitazioni. Tutte queste cose necessitano di enormi quantità di terra. Per contro, nella sponda nord, esistono milioni di case disabitate e migliaia di tonnellate di cibo sprecato. Sono in molti a rendersi conto che per lo sviluppo sostenibile del Bacino comune, rispettando l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, solo la cooperazione tra le due sponde del Mediterraneo può generare produttività, ricchezza, sostenibilità e diffusione di benessere alimentare. Diversi gli eventi dedicati alla collaborazione in tema food tra Italia e Tunisia. A Tebourba, nel locale dell’Associazione Slow Food Tebourba, gestito dai fratelli Marzouk Mejri e Nabil Ben Marzouk è sorto il progetto “Grani Antichi di Tunisia”, ad opera dei Rotary Clubs Latina, Roma Cassia e Tunis Mediterranee, che è stato finanziato dalla Rotary Foundation e dove vengono attualmente prodotti pane e suoi derivati (couscous e bourgul) solo ed esclusivamente con grano autoctono del territorio. “Il tema dell’educazione alimentare è di estrema importanza e di grande attualità a livello globale”, sottolineò Lorenzo Fanara, Ambasciatore d’Italia in Tunisia. Ai lavori in Tunisia parteciparono Paola Sarcina (Direttore artistico Cerealia Festival), Lucio Fumagalli (Presidente INSOR), Kais Ben Amar del Rotary Club Tunis Mediterranee e Franz Martinelli, President incoming del Rotary Club Roma Cassia e presidente di “Gi.&Me. Association”, nonché coordinatore del progetto dedicato ai grani autoctoni di Tunisia. Il progetto ha generato la costituzione di un team di giovani professionisti e studiosi, impegnati nella realizzazione di attività, ricerche scientifiche e divulgative che costituisce un capitale umano d’eccellenza, unico nel suo genere, sviluppato secondo un modello di lavoro innovativo e in continua evoluzione. Nel tentativo di comprendere l’importanza del cibo, del grano e del rapporto con il Mediterraneo il giornalista Domenico Letizia ha intervistato, per il quotidiano Cronache di Napoli e Cronache di Caserta, il protagonista del progetto tunisino, Franz Martinelli, presidente di “Gi.&Me. Association”.

Di seguito il file dell’intervista:

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Frumento: lo stato della produzione in Italia e nel Mondo

Lo scenario internazionale nel Mondo e nel Mediterraneo sulla produzione del frumento. Romacereali, il meeting internazionale della filiera cerealicola organizzato dalla Camera di Commercio di Roma, è un seminario internazionale sulla filiera cerealicola che ogni anno riscuote una partecipazione attenta da parte degli operatori e degli esperti del settore che intervengono da ogni parte del mondo.

L’ultimo evento formativo e informativo ha offerto agli imprenditori della filiera cerealicola, riuniti in collegamento telematico a causa della pandemia globale, un puntuale aggiornamento dei consuntivi e delle previsioni relativamente ai mercati nazionali ed internazionali, nel passaggio dalla campagna di commercializzazione 2019‐2020 a quella 2020‐2021.

Lo scenario internazionale della produzione di frumento

Effettuare un’analisi dello scenario internazionale sull’attualità del frumento in tempi di coronavirus appare una sfida particolarmente importante per la comprensione dei fenomeni commerciali legati a tale settore. L’effetto più rilevante generato dalla pandemia è stato quello delle restrizioni delle esportazioni, decise con modalità diverse da alcuni paesi (Russia, Kazakistan, Ucraina, Romania) per stabilizzare i prezzi interni e proteggere la sicurezza alimentare in presenza di una maggiore incertezza della domanda e di difficoltà nelle catene logistiche e stimolando al rialzo il movimento dei prezzi in tutto il mondo.

A livello globale possiamo dire che la raccolta del frumento potrebbe segnare un ritardo a causa delle difficoltà organizzative e di reclutamento della manodopera, derivanti dalle misure di contenimento della pandemia.
Altro elemento di preoccupazione è l’andamento climatico che, in numerose aree del mondo è soprattutto legato ai problemi di siccità ma anche al rischio di piogge torrenziali.

Nell’Europa dei 27 la produzione di frumento totale è prevista in diminuzione di 23,3 milioni di tonnellate, collocandosi a 131,7 milioni di tonnellate nella campagna 2020‐2021 (pari a ‐15%) e la superficie destinata a frumento è prevista in diminuzione da IGC (‐3,0%).

Invece, in aumento è la produzione del 2020‐2021 di frumento in Italia: 7,4 milioni di tonnellate (+13,8% rispetto alla campagna 2019 2020). I consumi alimentari, come utilizzi Food, Seed and Industrial (FSI), aumentano più di quelli per i mangimi. Sostanzialmente, il commercio globale del frumento mostra, secondo la previsione per la campagna 2020‐2021, una tendenza alla riduzione, rispetto alla campagna 2019‐2020, per le difficoltà registrate nel mese di aprile.

Le maggiori esigenze di importazione in Nord Africa potrebbero comunque sostenere il commercio mondiale nel 2020/21 rimettendo al centro di scelte strategiche il Mediterraneo e l’economia del bacino comune.

A tale andamento contribuiscono anche le scelte dei consumatori che si sono orientate all’acquisizione di maggiori scorte di prodotti ed ingredienti alimentari per poter cucinare in casa, non potendosi recare ai ristoranti, puntando molto sulla tracciabilità e sull’autenticità del prodotto. Molti italiani sono tornati a fare la spesa e il controllo della qualità del prodotto è divenuto un elemento importante anche nell’acquisto di farine, pane e frumento. Un nuovo approccio alla Dieta Mediterranea, all’idea di frumento e all’importanza di politiche alimentari legate al Mediterraneo.

Un progetto che segue tale direzione è Roads of the indigenous grains in the Mediterranean (IngraMed), presente sul portale di Prima Observatory, ideato e coordinato da Gi.&Me. Association con partner dall’Italia, dalla Grecia, dalla Tunisia e dal Marocco. Il progetto pone i grani autoctoni e il Mediterraneo al centro di interessi economici e formativi, poiché i grani autoctoni sono una parte integrante del patrimonio genetico della biodiversità mediterranea, frutto della selezione operata dai contadini in novemila anni di storia dell’agricoltura delle civiltà del Mediterraneo. Il progetto nasce con l’intento di voler fornire un concreto contributo alla valorizzazione dei Grani Autoctoni del Mediterraneo con il consolidamento del legame in agricoltura tra prodotti e territorio, una visione particolarmente importante per le politiche alimentari dell’Italia finalizzate alla produzione di qualità.

Infatti, ricordiamo che nel periodo compreso tra luglio 2019 e febbraio 2020 l’Italia ha importato 1,8 milioni di tonnellate di frumento, pari ad un +54% rispetto allo stesso periodo della campagna 2018/19. Come evidenziato anche dall’ISMEA che ha svolto, e continua a programmare, interessanti indagini sulla domanda e l’offerta dei prodotti alimentari nelle settimane di diffusione del coronavirus in Italia, soprattutto per le filiere cerealicole, il tema dell’approvvigionamento della materia prima risulta di fondamentale importanza, così come la qualità e la tracciabilità del grano e dei suoi derivati.

Articolo di Domenico Letizia pubblicato dal quotidiano economico finanziario “Money.it

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Innovazione agroalimentare: la crescita inarrestabile

L’innovazione, la tecnologia e la digitalizzazione diventano sempre più incisivi nel settore agroalimentare italiano. Il mercato italiano dell’Agricoltura 4.0 continua a crescere, raggiungendo nel 2019 un valore di 450 milioni di euro (+22% rispetto al 2018, il 5% del mercato globale), con la maggior parte della spesa concentrata in sistemi di monitoraggio e controllo (il 39% della spesa), software gestionali (20%) e macchinari connessi (14%), seguiti da sistemi di monitoraggio da remoto dei terreni (10%), di mappatura (9%) e di supporto alle decisioni (5%). E’ quanto emerge dal rapporto dell’ Osservatorio Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano.

Sono 415 le soluzioni e innovazioni 4.0 disponibili per il settore agricolo in Italia, offerte da oltre 160 fra aziende tradizionali e startup, principalmente dedicate all’Agricoltura di Precisione e in misura minore allo Smart Farming, soprattutto nelle fasi di coltivazione, semina e raccolta dei prodotti alimentari nei settori ortofrutticolo, cerealicolo e vitivinicolo. Fra le innovazioni digitali per la tracciabilità alimentare offerte sul mercato italiano si assiste al boom della Blockchain, la cui presenza è più che raddoppiata in un anno e che caratterizza il 43% delle soluzioni disponibili, seguita da QR Code (41%), mobile app (36%), data analytics (34%), e l’Internet of Things (30%). Sviluppare e utilizzare nuovi strumenti tecnologici “porterà anche più efficienza e trasparenza lungo la filiera produttiva e di mercato”, fa notare Fulvio Conti, responsabile Delivery in AlmavivA, “e tutto ciò porterà a un aumento della qualità finale dei prodotti”. Tra tecnologie che migliorano la qualità e la sostenibilità delle coltivazioni, soluzioni per la competitività delle aziende e innovazioni per la tracciabilità dei prodotti, il mercato italiano dell’Agricoltura 4.0 continua a crescere, raggiungendo nel 2019 un valore di 450 milioni di euro, per un +22% rispetto al 2018, il 5% del mercato totale.Tenere traccia di quanto avviene nel percorso del prodotto alimentare dal campo alla tavola del consumatore finale è sempre più importante per rendere più efficiente l’intera filiera e creare nuove opportunità di mercato. E il digitale gioca un ruolo di primo piano nella tracciabilità alimentare. Fra le innovazioni digitali per la tracciabilità alimentare offerte sul mercato italiano si assiste al boom della Blockchain, la cui presenza è più che raddoppiata in un anno.

Articolo di Domenico Letizia, pubblicato dal Think Tank “Imprese del Sud”

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L’agri-food e i progetti Prima nel Mediterraneo allargato

Il coronavirus pone l’attenzione sul futuro dell’agricoltura, la valorizzazione dei prodotti del Mediterraneo e l’innovazione scientifica da sostenere per incrementare ulteriormente il settore. “Nell’agrifood occorre innovare affinché le produzioni siano in grado di rispondere alle nuove esigenze anche e soprattutto nel post pandemia Covid-19“, ha recentemente dichiarato Angelo Riccaboni, docente dell’Università di Siena e presidente della Fondazione Prima. “L’innovazione tecnologica e organizzativa nell’agrifood è un fattore decisivo per avere sistemi agroalimentari che rispondano alle esigenze nutrizionali di tutti i cittadini, rispettino l’ambiente e gli animali e salvaguardino la salute delle persone“, continua il professore. In questo contesto il programma Prima, con 500 milioni di euro di budget ha finanziato 83 progetti a 700 unità di ricerca e innovazione. “La sicurezza alimentare e cioè la possibilità che tutti abbiano accesso al cibo nella quantità e qualità desiderata è di nuovo una questione centrale anche in Paesi, come l’Italia, dove si pensava non fosse più a rischio. La salute è una sola e quella del pianeta, delle persone e del cibo sono strettamente connesse. Nel nuovo contesto, la rivalutazione della dieta mediterranea che rispetta l’ambiente e le persone e prevede produzioni della regione Med, può essere molto utile“, ha rilanciato Riccaboni durante una recente conferenza. D’altronde, ricordiamo che la community degli innovatori agrifood sarà anche protagonista a Dubai, come annunciato da Paolo GlisentiCommissario generale per l’Italia Expo 2020: “L’Expo 2020 di Dubai, la prima Expo nel mondo arabo sul tema sostenibilità e necessità idriche sarà vetrina di eccellenza per l’agrifood italiano. C’è grande aspettativa da parte degli altri Paesi che vedono l’Italia leader del settore. Gli oltre 30 casi proposti a Siena da Prima sono un esempio dell’Italia che sarà presentata a Dubai“. Emerge l’importanza di ripensare il prodotto tradizionale che deve rispondere alle nuove esigenze dei consumi anche sul fronte salutista, innovazioni gestionali per le singole imprese e per i consorzi di tutela, la burocrazia deve supportare e velocizzare risposte e processi, ed è necessario colmare i vuoti di conoscenza fra produttori e operatori del territorio come ad esempio i ristoratori. È necessario accrescere la conoscenza delle IG verso i consumatori più giovani e serve formazione nelle scuole. Oggi, per gli operatori del settore emerge la difficoltà di accesso ai finanziamenti e all’interazione con gli enti di ricerca. Servono nuove soluzioni innovative per veicolare e e diffondere le informazioni sul prodotto. Bisogna superare l’approccio tradizionale da parte degli intermediari finanziari, con personale specializzato che abbini sviluppo e uso di innovazioni con pratiche produttive tradizionali e routinarie.

Il segretariato Italiano di PRIMA nasce nell’ambito dell’Iniziativa europea Partnership for Research and Innovation in the Mediterranean Area e promuove numerose iniziative che coniugano in maniera sinergica innovazione, sostenibilità e redditività, motori decisivi per sostenere quelle trasformazioni necessarie ad uno sviluppo sostenibile del settore agroalimentare in grado di generare crescita, benessere e qualità della produzione. Opportunità importanti per le giovani generazioni che attraverso l’innovazione vogliono recuperare le tradizioni agricole del passato coniugando sicurezza alimentare, qualità e tecnologia.

Approfondimento di Domenico letizia pubblicato dal periodico e website del canale televisivo “LabTv“.

Versione in inglese:

Agri-food and Prima projects in the enlarged Mediterranean

Coronavirus focuses on the future of agriculture, the enhancement of
Mediterranean products and scientific innovation to be supported to
further increase the sector. “In agrifood it is necessary to innovate so that productions are able to respond to new needs, especially and especially in the post-19 Covid pandemic“, said Angelo Riccaboni, professor at the University of Siena and president of the Prima Foundation. “Technological and organizational innovation in agrifood is a decisive factor for having agri-food systems that meet the nutritional needs of all citizens, respect the environment and animals and safeguard people’s health“, continues the professor. In this context, the Prima program, with a 500 million euro budget, financed 83 projects and 700 research and innovation units. “Food security, that is the possibility that everyone has access to food in the desired quantity and quality, is again a central issue also in countries, such as Italy, where it was thought was no longer at risk. Health is one and that of the planet, people and food are closely connected. In the new context, the re-evaluation of the Mediterranean diet that respects the environment and people and foresees products from the Med region can be very useful “, Riccaboni re-launched during a recent conference. On the other hand, we remember that the community of agrifood innovators will also be a protagonist in Dubai, as announced by Paolo Glisenti, Commissioner for Italy, Expo 2020: “The Expo 2020 in Dubai, the first Expo in the Arab world on the topic of sustainability and water needs will be a showcase of excellence for Italian agrifood. There is great expectation from other countries that see Italy as the leader in the sector. The over 30 cases proposed in Siena by Prima are an example of Italy that will be presented in Dubai“. The importance of rethinking the traditional product emerges, which must respond to new consumption needs also on the health front, managerial innovations for individual companies and protection consortia, bureaucracy must support and speed up responses and processes, and it is necessary to fill the gaps in knowledge between producers and operators in the area such as restaurateurs. Knowledge of IG to younger consumers needs to be increased and training is needed in schools. Today, the difficulty of accessing funding and interacting with research bodies emerges for sector operators. New innovative solutions are needed to convey and
disseminate product information. The traditional approach by financial
intermediaries must be overcome, with specialized staff that combines
the development and use of innovations with traditional and routine
production practices. The Italian secretariat of PRIMA was born as part of the European Partnership for Research and Innovation in the Mediterranean Area initiative and promotes numerous initiatives that synergistically combine innovation, sustainability and profitability, decisive engines to support those transformations necessary for sustainable development of the sector agribusiness capable of generating growth, well-being and production quality. Important opportunities for young generations who through innovation want to recover the agricultural traditions of the past by combining food security, quality and technology.

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Il duro impatto del coronavirus sul prezzo del grano

L’Assemblea Parlamentare del Mediterraneo lancia l’allarme sull’accesso al cibo nel Bacino. Per i rappresentanti della storica organizzazione risulta essenziale rilanciare l’attenzione degli effetti della pandemia sulla sicurezza alimentare e su quello che può promuovere la comunità internazionale con l’adozione di misure efficaci, contrasto alla speculazione e innovazione tecnologica.

Al momento il legame tra pandemia e accesso al cibo non ha generato problematiche importanti, ma le prime avvisaglie di una guerra al grano sembrano emergere con conseguenze in Europa e in Italia. Sembrerebbe che gli stoccatori, nella speranza di un forte rialzo, attualmente non stiano vendendo il grano rimasto nei silos.

La giustificazione per un prezzo invariato starebbe nell’assenza di compravendite di grano. Le quantità del grano italiano non saranno abbondanti, secondo gli osservatori e gli agronomi. Al centro del dibattito c’è anche un altro problema: tutti i pastifici italiani e i grossi trader che hanno firmato contratti di filiera con gli agricoltori, temono che il prezzo al libero mercato possa essere di gran lunga superiore rispetto a quello previsto nei loro contratti. Le ultime analisi rilevano che nonostante l’incremento del consumo di farina per uso domestico, il comparto molitorio a frumento tenero registra una contrazione delle vendite senza precedenti pari al -25%. Il settore molitorio sta registrando, dall’inizio dell’emergenza COVID-19, una contrazione particolarmente significativa, e comunque senza precedenti, dei volumi di vendita di farina di frumento tenero. A fronte di un incremento nelle vendite delle confezioni da 1 kg, destinate ai consumatori privati e alle famiglie italiane che sono ritornate a cucinare in casa, si registra un crollo della richiesta proveniente dal canale della ristorazione e della pasticceria. Inoltre, viene registrato un preoccupante tracollo dell’export dopo un trend positivo ormai ultra-decennale riconducibile alla insuperabile qualità e versatilità delle farine italiane.

Un recupero nei prossimi mesi appare altamente improbabile tenuto conto, in particolare, che il canale della ristorazione pagherà, anche dopo la fine del periodo di emergenza, una contrazione riconducibile alle misure di cautela dagli esercizi commerciali e al forte ridimensionamento dei classici flussi turistici.

Il flusso commerciale e l’instabilità dei prezzi del grano è legato anche a logiche internazionali. Metà della materia prima trasformata, con percentuali variabili di anno in anno, arriva dall’estero. La Russia ha deciso di trattenere la maggior parte del grano per uso interno dopo essere diventata il maggior esportatore del mondo, mentre il Kazakistan, uno dei maggiori venditori di grano, ha vietato le esportazioni del prodotto. Si tratta di scelte nazionali poiché i governi stanno concentrando l’attenzione sull’alimentazione delle proprie popolazioni, mentre il virus interrompe le catene di approvvigionamento in tutto il mondo.

Altre tensioni si registrano anche per il riso con il Vietnam, che ha temporaneamente sospeso i contratti di esportazione, mentre le quotazioni in Thailandia sono salite ai massimi dal 2013. In aumento anche la soia, il prodotto agricolo tra i più coltivati in tutto il mondo.

Gli effetti della pandemia si trasferiscono dai mercati finanziari a quelli dei metalli preziosi fino alle produzioni agricole la cui disponibilità è diventata strategica con le difficoltà nei trasporti e la chiusura delle frontiere, ma anche per la corsa dei cittadini in tutto il mondo ad accaparrare beni alimentari di base dagli scaffali dei supermercati. Le varietà di grano nel Mediterraneo sono sempre state tante e dalla ottima prestazione grazie alla qualità dei terreni ma anche e soprattutto al clima del Mediterraneo che consente una migliore conservazione dei chicchi.

Il Mediterraneo e la collaborazione interna nel bacino diviene essenziale e a differenza di altri contesti può puntare alla qualità dei grani. Le “varietà locali da conservazione” sono tipologie di grano che mantengono alcune caratteristiche tecniche e agronomiche tipiche del grano diffuso fino agli anni Sessanta del secolo scorso. Nel 2018 si è verificato un incremento dei consumi di prodotti alimentari provenienti dall’utilizzo di farine e semole di grani autoctoni, che ha riguardato soprattutto la farina integrale e la farina ottenuta da produzioni biologiche, ambedue con tassi di crescita superiore al 10% rispetto al 2017.

È importante ricordare che i grani antichi, i cosiddetti grani autoctoni, sono tipologie di cereali, diffusi e coltivati in passato, che non hanno subito modificazioni e manipolazioni da parte dell’uomo e che non sono stati sacrificati alle logiche di produzione contemporanea che ha preferito alla qualità una maggiore resa per l’industria alimentare. Tali tipologie di grano possiedono un indice di glutine generalmente più basso e devono necessariamente essere lavorati con più attenzione in quanto la lavorazione chiede temperature più basse e tempi più lunghi di lievitazione.

Nell’ottica di profonde trasformazioni commerciali e di consumo anche nel Mediterraneo, la ricerca, la produzione e la vendita dei grani autoctoni potrebbe rappresentare un buon investimento per l’immediato futuro sia per le esportazioni che per il mercato interno, considerando anche che i consumatori tendono sempre più a richiedere e pretendere informazioni sulla qualità, autenticità e tracciabilità dei prodotti consumati.

Articolo di Domenico Letizia pubblicato dal quotidiano economico finanziario “Money.it“.